venerdì 28 gennaio 2011

Il mio mondo_Mariangela Rizza

Io credo:
_Credo che non bisognerebbe mai smettere di guardare il mondo con gli occhi di un bambino.

 




_Credo che a volte si è ad un palmo dall'abisso...


_Ma credo che la ruota giri per tutti prima o poi...
_e credo che quando "POI" arriva allora cammini tra le nuvole e guardi tutto con occhi diversi.

_Credo che ciò che a volte mi serve è solo un temporale di "ispirazione", idee che cadono dal cielo, fitte come pioggia.

_Credo che siamo più soli di quanto crediamo di essere...

_Ma credo che gli amici ci sono proprio a riempirti gli spazi vuoti della vita.

_E credo che nella vita non è sempre tutto oro quello che luccica
_Credo nell'odore delle matite appena temperate.



_Credo che sia il particolare a fare la differenza.













_E credo che un giorno Alice per come sono, Bianconiglio o no, arriverò nel Paese delle (MIE) Meraviglie...
  












Un modo per introdurvi al mio mondo, quello fatto di foto, di frasi, di pensieri. 
(Frasi e Foto di Mariangela Rizza)

giovedì 20 gennaio 2011

El Lissitzkij_

Oggi revisione con Partenope. Ha visto la mia idea o meglio, ho cercato di spiegargliela. Sono partita da un triangolo. Forma banale, indeformabile, archetipo. E ho lavorato di geometria, cerchi inscritti e circoscritti ad ulteriori triangoli. Era tutto nella mia testa. Un'esplosione che mi aveva scosso ieri e aveva continuato a tessere idee nella mia mente per tutta la notte. Angoli, bisettrici, assi e parallelismi... E tutto questo al prof ha ricordato qualcosa, ha ricordato qualcuno...
"Lissitzkij, lo conosci?"
"No"
Adesso potrei rispondere " So chi è" :)



lunedì 10 gennaio 2011

Di nidi e altre storie_Grazia Gabbini

“TORNO PRESTO” e dicendomi così mi stampi un bacio sulla fronte.
Sapore di dopobarba al pino, completo blu gessato, profumo di camicia linda, rumore di carta. Tempo di festa, tempo di sabato e domenica e ritmi lenti.


DOVE VAI? Perché sparisci sempre così? E cosa custodisce quel
sacchetto che porti tra le mani? Chi ti ruba il tempo bello? Io voglio tutta la tua attenzione, voglio giocare, voglio…ma ogni volta che torni è tardi, la settimana ricomincia e le tue mani sono vuote.


OGGI SEI tornato un po’ prima, un po’ più stanco, un po’ più triste, tra le tue mani avevi ancora quel sacchetto e non sei più andato via.

 JEANS FIORUCCI e maglietta nuova rossa fiammeggiante.
Appuntamento con amici. Mamma, come chioccia, compare sulla porta, il suo sguardo è indagatore…forse solo si preoccupa per me: “togliti quel trucco, togliti quella maglietta oppure oggi non si esce”. Le sue mani calano sulle mie guance mentre pronuncia una frase, alludendo a chissà cosa e a chissà chi. È un passato che forse mi appartiene? Ora lei da cacciatrice è diventata preda e nei suoi occhi è scesa la tristezza. 


SONO SOLA, agosto in città, meglio così. Avrò tutto il tempo per
celebrare il funerale a quel ricordo.
Devo arrivare fino al limite, devo scoprire cosa c’è dietro quel vuoto.
Tante volte, mentre lui guidava i miei ricordi, ho ascoltato il corpo e sono
ritornata indietro, a quando tu mi sussurravi “torno presto”, ma oltre è il buio
ed io devo fare luce in questo spazio. 


MATTINA PRESTO, baci sulla fronte, colori di festa, profumo di pane,
rumore di carta e senso di abbandono.
Ho costruito la scenografia come su un set di teatro, ho organizzato la scena
“del delitto”: il completo blu gessato e la camicia linda sono adagiati lì sul
letto, il dopobarba al pino verde è già profumo nelle mie narici, io distesa
chiudo gli occhi: si parte, inizia il viaggio… 


DA UN PO’ di tempo nel mio buio c’è una luce. E come pila ha fatto cerchio sulle tue mani. Ora so che non fuggivi e non sparivi, ora so che non mi abbandonavi, ora so che cosa custodiva quel sacchetto. Dolci e caramelle, piccoli bon bon per chi aveva bisogno del tuo amore, delle tue carezze, là in un posto grigio dove le paure consumano la vita.

domenica 9 gennaio 2011

Il gatto di gommapiuma ha i baffi di nailon_Bruno Munari

"Quando un gatto è morbido, liscio, pulito; quando lo puoi mettere in molte diverse posizioni e lui ci sta, quando non fa la pipì in nessun luogo, non devi curarlo, non devi dargli da mangiare e poi, dico, quando ha i baffi di nailon cosa vuoi di più? che cosa gli manca infatti a Meo Romeo? gli manca la voce, lo so, ma anche alla Gioconda. E la Gioconda non è morbida al tatto, è immobile, non puoi farla voltare.
Meo Romeo è il nuovo gatto di gommapiuma ideato per i bambini moderni. Grande poco più di un palmo, misura simile alla statura dei gattini da poco nati. Meo è un gatto nero con occhi gialli ed ha altri fratelli: uno bianco, uno giallo, uno grigio, uno marrone e uno... verde. Tutti si chiamano Meo Romeo (Meo di nome e Romeo di cognome) e il Meo verde è nato al tempo delle zucchine.
Per me, devo dirlo, è un piacere ideare e seguire la costruzione di libri o di giocattoli per bambini. I bambini sono un pubblico ideale, sanno quello che vogliono, non hanno preconcetti, se una cosa non gli piace lo dicono subito senza tanti complimenti. Se anche gli uomini fosserò così sarebbero semplificati molti rapporti.
Mentre eseguivo i disegni costruttivi del gatto non potevo trattenermi dal sorridere. Su di un grande foglio di carta, scala uno a uno, con compasso, riga e doppio millimetro, il gatto aperto come un vigile che fermi lo macchine anche con le gambe e la coda, sezione A-B, fianco destro, sezione longitudinale della coda del gatto, e via progettando. Poi gli stampi e i controstampi e i primi modelli, poi un punto difficile: l'attacco dei baffi del gatto. Ma ora sembra tutto finito e pronto per la produzione.
Vorrei anche sollecitare questa produzione ma, come faccio, in quell'enorme complesso di stabilimenti, grande come un paese, dove si muovono interessi grossi, io, Bruno Munari, del peso di quarantotto chili, non mi sento di disturbare tanto lavoro e aspetto il mio gatto, all'angolo della strada, assieme a tanti bambini che mi hanno chiesto se per Natale lo possono avere." 


Fonte : Pirelli, "Rivista d'informazione e di tecnica" n°4, luglio 1947

sabato 8 gennaio 2011

Metafore_Ettore Sottsass

Negli anni ’70, durante i primi anni di costruzione e di rinascita dopo il tempo dell’Architettura Radicale, Ettore Sottsass incontra Eulalia Grau, sua compagna dal 1970 per sei anni di vita seminomade tra lo studio di Milano e le peregrinazioni in giro tra i deserti di pietra e le valli selvagge della Spagna. Nascono qui le prime fotografie chiamate più tardi Metafore. Cinque sono i gruppi in cui il progetto si suddivide: Disegni per i destini dell'uomo, Disegni per i diritti dell'uomo, Disegni per le necessità degli animali, Fidanzati e Decorazioni. Il tema centrale è in tutti l'architettura: l'artista progetta architetture naturali, assemblando sassi, scatole, legno, spago, nastro per poi fotografare il risultato e commentarlo, con uno stile ironico e poetico al tempo stesso. Anche in questi lavori, come in quelli di architettura e design, la relazione uomo-spazio risulta focale nella riflessione di Sottsass, in particolare la relazione tra l'ambiente e chi lo occupa nella quotidianità. Nel 1966 scrivea "Che rapporto c'è tra i pensieri e lo spazio dove stanno? Chissà se c'è un rapporto? Un vero, profondo rapporto di reciproca causa ed effetto per cui si possa dire "se è così è così" invece di dover dire "è così ma può anche essere in qualunque altra maniera".
Questo rapporto e il desiderio dell'artista di conoscere, di scoprire e di spostarsi in continuazione, viene da lui stesso così riassunto:
"Sentivo una grande necessità di visitare luoghi deserti, montagne, di ristabilire un rapporto fisico con il cosmo, unico ambiente reale, proprio perché non è misurabile, né prevedibile, né controllabile, né conoscibile... mi pareva che se si voleva riconquistare qualche cosa bisognasse cominciare a riconquistare i gesti microscopici, le azioni elementari, il senso della propria posizione."